santa Barbara in Agro
    Orari

    Sante Messe:
  • Domenica: ore 10.30
  • Sabato: ore 18.00
  • Mercoledi: ore 18.00 (sospesa nei mesi di Luglio ed Agosto)
  • Veglia di Natale: ore 23.30
  • Veglia di Pasqua: ore 23.00
  • S. Natale, 1 Gennaio e S. Pasqua: ore 11.00


Storia di S.Barbara

Patrona dei vigili del fuoco

Santa Barbara e' la Santa che rappresenta la capacita' di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenita' anche quando non c'e' alcuna via di scampo. E' stata eletta, infatti, patrona dei Vigili del Fuoco, in quanto protettrice di coloro che si trovano "in pericolo di morte improvvisa".

Nacque a Nicomedia nel 273. Si distinse per l'impegno nello studio e per la riservatezza, qualita' che le giovarono la qualifica di "barbara", cioe' straniera, non romana.
Tra il 286-287 Barbara si trasferi' nella villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell' imperatore Massimiano Erculeo. Il padre aveva destinato Barbara in sposa al prefetto di Nicomedia, ma lei rifiuto' di sposarsi.
Il padre furente la fece processare e condannare a morte, a causa della sua fede cristiana. La ragazza fu cosi' costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre.
Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Venne allora rinchiusa in una cella della fortezza di Nicomedia. Nella prigione, un giorno, si sprigiono' un incendio: Barbara usci' viva dalle fiamme. Durante il processo, che inizio' il 2 dicembre 290, Barbara difese il proprio credo ed esorto' Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costo' dolorose torture.

Il 4 dicembre infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito pero' da un fulmine.

La tradizione invoca Barbara contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. I suoi resti si trovano nella cattedrale di Rieti. Esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine della passio di Barbara; si tratta, pero', di narrazioni leggendarie, il cui valore storico e' molto scarso, anche perche' vi si riscontrano non poche divergenze. In alcune passiones, infatti, il suo martirio e' posto sotto l'impero di Massimino il Trace (235-38) o di Massimiano (286-305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308-13). Ne' maggiore concordanza esiste sul luogo di origine, poiche' si parla di Antiochia di Nicomedia e infine, di una localita' denominata "Heliopolis ", distante 12 miglia da Euchaita, citta' della Paflagonia. Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perche' per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana, e, infatti, nel Martirologio di Adone si legge: "In Tuscia natale sanctae Barbarae virginis et martyris sub Maximiano imperatore". Ci si trova, quindi, di fronte al caso di una martire il cui culto fino dall'antichita' fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l'origine orientale, con ogni verosimiglianza l'Egitto, e il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche reali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull'iconografia. Il padre di Barbara, Dioscoro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, pero', non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si reco' in una piscina d'acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: "Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della SS.ma Trinita'. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riusci' a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinche' fosse tormentata e uccisa crudelmente. Il prefetto Marciano cerco' di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordino' di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e piu' crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la citta', ritorno' miracolosamente vestita e sana, nonostante l'ordine di flagellazione. Infine, il prefetto la condanno' al taglio della testa; fu il padre stesso che esegui' la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e brucio' il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri. L'imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall'Egitto a Costantinopoli; qualche secolo piu' tardi i veneziani le trasferirono nelle loro citta' e di qui furono recate nella chiesa di San Santa Barbara Giovanni Evangelista a Torcello (1009). Il culto della martire fu assai diffusa in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell'occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppo' poi durante le Crociate. Se ne trovavano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina. A Roma, poi, secondo la testimonianza di Giovanni Diacono (Vita, IV, 89), San Gregorio Magno, quando ancora era monaco, amava recarsi a pregare nell'oratorio di Santa Barbara. Il testo, pero', ha valore solo per il IX sec.; comunque, e' certo che in questo secolo erano stati costruiti oratori in onore di Barbara, dei quali fa testimonianza il Liber Pontificalis (ed. L. Duchesne, II, pp. 50, 116) nelle biografie di Stefano IV (816-17) e Leone IV (847-55). Barbara e' particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi venerata anche come protettrice dei Vigili del Fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni e' denominato "Santa Barbara". La festa di Barbara e' celebrata il 4 dicembre.